Toscana (Pisa?), prima metà del XVII secolo
Pennone genealogico
olio su tela, cm 128×101
Questo ottagono dipinto, nella sua cornice originale, è un non comune esemplare di ‘provanza’ dei quattro quarti di nobiltà. Quest’ultima è una documentazione figurata che, con il supporto di testimonianze e prove confermanti l’autenticità, era presentata da un supplicante per l’ammissione in un ordine, sia questo religioso o militare, riservato ai soli nobili. Talvolta, come notato da Alberto Bruschi, autore di uno studio sull’opera in oggetto, erano anche realizzati “per essere donati in memoria della loro investitura alla sede dell’ordine”, dove venivano posti a parete nelle sale di rappresentanza insieme a quelli di altri confratelli.
Lo stemma è inquartato con le armi dei nonni paterni e materni del supplicante, appartenente ai Brandesi di Pisa, il cui stemma è posto al centro.
Questa la lettura secondo il tecnicismo araldico:
“Inquartato, nel 1° (Arme Salvatici delle Chiavi di Firenze) di verde al selvaggio di carnagione, cinto di foglie, tenente appoggiata alla spalla destra una mazza al naturale, posto di fronte su un terreno dello stesso; nel 2° (Arme Ricci di Lucca) inquartato decussato, nel 1° e 4° losangato di argento e di rosso, nel 2° e 3° di verde alla stella d’oro di otto punte; nel 3° (Arme non ancora identificata) di verde, alla fascia di rosso, all’aquila sorante di nero uscente dalla pezza e alla fiamma al naturale posta in punta; nel 4° (Arme Santini di Lucca) di verde a due fusi d’argento, accompagnati in capo da una rosa di rosso. Sul tutto, (Arme Brandesi di Pisa) di verde, alla torre d’argento, chiusa e finestrata di nero, terrazzata, merlata di sei e cimata da una mano destra di carnagione impugnante in sbarra una spada d’argento guarnita d’oro”.
Le armi sono contenute in uno scudo con “foglie d’acanto, ricci e volute affiancate da cordoni e arricchite da bottoni e decori a crazie”. Una testa di putto è posta in alto sotto la cimasa a valva di conchiglia, in basso un mascherone congiunge le estremità inferiori di due drappi decorati. Il nastro bianco che si snoda intorno allo scudo era destinato, nella parte superiore, arcuata a guisa di corona, ad accogliere l’iscrizione del “grido di guerra”, parole o frasi atte a esortare i combattenti.