FELICE FORTUNATO BIGGI, detto ‘FELICE DEI FIORI’

FELICE FORTUNATO BIGGI, detto ‘FELICE DEI FIORI’

FELICE FORTUNATO BIGGI, detto ‘FELICE DI FIORI’

Parma, 1650 – Verona 1700 circa

Natura morta con fiori, frutta e cocomeri

olio su tela, cm 93×124

Questo pendant di grandi nature morte, caratterizzato da grande freschezza e dall’efficace intento decorativo, unisce, ad un vario repertorio di fiori, frutti e oggetti, quali la mezzina adagiata in scorcio in una delle tele, la presenza di animali vivi. Un fiero pavone troneggia in uno dei dipinti, appollaiato su una balaustra prospetticamente scorciata nello sfondo, e una farfalla si è levata in volo dal mazzo di fiori sistemati in un vaso di ceramica. Nell’altra tela è degna di nota la presenza di un minuscolo cartiglio con la scritta “perti/gna”, inserito nella cordicella di paglia intrecciata di un fiasco, probabilmente un rebus.

La coesistenza di natura morta e viva, la spontaneità rappresentativa, le architetture classiche segnate da crepe e fessurazioni, sono motivi che ritornano nell’opera di Felice Fortunato Biggi, noto come Felice dei Fiori, al quale le tele sono riferibili. L’artista, presumibilmente nativo di Parma, si formò probabilmente a Roma con Mario dei Fiori, ricordato dai quadri giovanili. Il biografo Pellegrino Orlandi, nel XVIII secolo, testimonia che Felice “si rifugiò a Verona dove dimorò il restante di sua vita” realizzando altresì opere per committenti di altri paesi “che furono anche largamente pagate”.

Tra le opere che possiamo menzionare per confronto, ricordiamo la tela giovanile apparsa recentemente sul mercato antiquario e firmata “Felix B fecit”, appartente al settimo decennio del XVII secolo e raffigurante anche animali, sia morti che vivi.