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Ritratto di Giulio Buratti

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BARTOLOMEO GENNARI

d301

BARTOLOMEO GENNARI

Cento 1594-Bologna 1661

Ritratto di Giulio Buratti

olio su tela, cm. 87×68,5

 

Il riconoscimento dell’effigiato e l’attribuzione a Benedetto Gennari spettano a Emilio Negro, autore di uno studio che mette in luce i notevoli motivi di interesse dell’opera. Protagonista del quadro un uomo nella sua piena maturità, ritratto con indosso una sontuosa armatura ageminata. Di fronte a lui, sul piano ove il condottiero poggia il cimiero, sono posati un matitatoio e un compasso, mentre accanto ad essi, sulla sinistra, si intravede parte di una planimetria relativa ad una fortezza.

Per quanto riguarda i dati cronologici e di stile, questi convergono, spiega Negro, sulla scuola emiliana di matrice guercinesca, e in particolare sulla personalità di Bartolomeo Gennari, che del Guercino fu fedele collaboratore “seguendolo nelle trasferte a Modena e Reggio Emilia e trasferendosi con lui a Bologna nel momento in cui l’artista centese spostò la bottega dalla città natia nel capoluogo emiliano”, alla morte del rivale Guido Reni nel 1642. L’attribuzione al Gennari, argomenta lo studioso, si evidenzia nella “pittura fluente e morbida che richiama quella di Guercino ma con tratti assai personalizzati”, ritrovabili in varie opere dell’autore, da quelle giovanili quali la Crocifissione di Pieve di Cento alle realizzazioni della maturità, di impronta più nettamente influenzate dal maestro, fra tutte l’Incredulità di San Tommaso di Cento, Pinacoteca Civica, e lo Sposalizio della Vergine di Modena, Galleria Estense.

Tornando al personaggio, gli elementi a nostra disposizione non possono che far pensare, per l’effigiato, ad un’attività al contempo legata alla vita militare e a mansioni di architetto, elementi che, insieme all’evidente provenienza geografica dell’opera, hanno condotto Negro all’identificazione dell’uomo in Giulio Buratti (1577-1652), “ingegnere militare, soprintendente e revisore generale delle fortezze pontificie durante il governo di papa Urbano VIII”. Per lo studioso infatti la mappa rappresenterebbe “uno dei quattro bastioni lanceolati del quadrilatero fortificato della cinta interna della fortezza”, il Forte Urbano di Castelfranco Emilia, un tempo collocato tra Stato della Chiesa e domini estensi, fortezza che è stata rappresentata proprio dal maestro Guercino nel Ritratto del cardinale Bernardino Spada. Il porporato fu infatti incaricato della supervisione dei lavori del baluardo difensivo.

Emilio Negro ha annunciato l’intenzione di rendere noto il dipinto in un articolo di prossima pubblicazione.

 

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