NICCOLÒ DE SIMONE

NICCOLÒ DE SIMONE

Liegi? documentato a Napoli 1636-1656

Il ritrovamento di Ettore

olio su tela, cm 198×262

 

Il soggetto rappresentato in questa vasta tela, evidentemente incentrato sul ritrovamento del corpo di un uomo ucciso, è di difficile identificazione. La presenza, sulla destra, di un carro da combattimento così come di un’armatura, possono tuttavia far ipotizzare che il dipinto raffiguri un episodio tratto dal XXII libro dell’Iliade: Achille, dopo aver ucciso Ettore, lo spoglia delle armi (“Svelse dal morto la ferrata lancia/ In disparte la pose, e dalle spalle/ L’armi gli tolse insanguinate”) e lascia il suo corpo esposto alla curiosità e sorpresa dei combattenti (“Intanto/ D’ogn’intorno v’accorsero gli Achivi/ Contemplando d’Ettór maravigliosi/ L’ammirande sembianze e la statura”) prima di trascinare spietatamente con il proprio carro il cadavere intorno alla città di Troia (“Sul carro indi salito/ Con l’elevate glorïose spoglie/ Stimolò col flagello a tutto corso/ I corridori che volâr bramosi”). Il cane che si intravede in primo piano potrebbe in questo caso alludere alle minaccie rivolte in precedenza a Ettore morente dal vendicativo eroe greco (“[…] Or cani e corvi/ Te strazieranno turpemente”).

L’autore di questa ambiziosa composizione è identificabile, come confermatoci da Achille della Ragione che ringraziamo, nello stesso artista che ha eseguito due dipinti di formato e dimensioni simili conservati nella chiesa napoletana dei Santi Severino e Sossio, raffiguranti Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia e Aronne che trasforma l’acqua del Nilo in sangue, ossia il fiammingo Niccolò de Simone.

Questo artista, nativo di Liegi, operò a Napoli tra il quarto e il sesto decennio del Seicento, anni nei quali si scalano alcune importanti commissioni, fino alla morte da collocarsi probabilmente nel 1656, anno in cui la città partenopea fu sconvolta dalla peste.

Per la nostra opera, similmente alle due tele dei Santi Severino e Sossio, proponiamo una collocazione nella maturità dell’operato di de Simone, quando “il pittore giunge ad una originalissima sintesi che vede combinati felicemente la cultura castiglionesca-genovese con echi di esperienze accademico-classiciste”.