PIETRO PAOLO RAGGI
Genova, 1627 – Bergamo, 1711
Carità romana
olio su tela, cm 94×128
In un ampio scritto, Antonio Gesino ha recentemente affrontato lo studio critico di quest’opera, ricondotta dallo studioso alla mano del pittore genovese Pietro Paolo Raggi. Per quanto riguarda il soggetto, Gesino evidenzia come si tratti di una figurazione non rara in età barocca, desunta dagli scritti, risalenti al I secolo dopo Cristo, dello storico romano Valeriano Massimo; una sorta di allegoria dell’amore filiale, nella quale protagonista è la figlia Pero che, in visita al padre Cimone imprigionato ingiustamente, decide di alleviarne le sofferenze dovute alla fame offrendogli il latte del proprio seno.
Tornando all’autore dell’opera, lo studioso ricorda come il Raggi fosse un pittore formatosi probabilmente alla scuola dell’Assereto, ma anche “in stretta assonanza con Giovanni Battista Langetti”, artista che in seguito capeggerà a Venezia il gruppo dei ‘tenebrosi’ e che, sempre secondo Gesino, mostra in gioventù notevoli affinità con l’autore del nostro dipinto “tanto da dare vita a confusioni attributive”. Il dipinto in questione si deve però collocare, secondo lo studioso, ad un periodo successivo al 1690 e al trasferimento dell’artista a Bergamo, per la precisione “agli inizi del nuovo secolo”, come in effetti sembrano indicare le eleganze anticheggianti ravvisabili nella rappresentazione della donna, la cui veste dalle pieghe dritte e sottili sembra già preannunciare, peraltro con notevole anticipo, la svolta neoclassica.