NICCOLÒ CODAZZI
Napoli, 1642 – Genova, 1693
Capriccio architettonico con sacrificio
olio su tela, cm 121,2×166,4
La sapiente costruzione architettonica di questo dipinto mette in luce le doti in questo specifico campo dell’autore, il napoletano Niccolò Codazzi, specialista, come il padre Viviano, del genere dei capricci e paesaggi con edifici classici. In questo caso, la vasta tela è articolata in una scenografica successione di edifici immaginari ispirati all’antico, perfettamente paralleli tra loro, costruiti dall’artista con una prospettiva rigorosamente centrale. La successione nello spazio di questi tre fantasiosi fabbricati è scandito dalla luce radente che li investe, ritmando l’alternanza delle colonne, il susseguirsi di porticati e ampi cortili, con un progressivo schiarirsi delle tinte nella distanza fino all’ultimo fondale scamozziano impreziosito da nicchie e sculture.
Come di consueto in questo tipo di dipinti, le nude architetture sono vivacizzate da svelte figurette in vari atteggiamenti. In questo caso il soggetto non è di facile comprensione, ma si tratta probabilmente di una scena biblica, con personaggi dall’aspetto orientale, un re inginocchiato, e una pira accesa attorniata da animali votati al sacrificio.
Il pittore napoletano Niccolò Codazzi, dopo la morte del padre Viviano nel 1670, si spostò in Francia, soggiornando a Parigi tra 1681 e 1682, ove ottenne la commissione di quattro grandi quadri d’architettura insieme al pittore Houasse per lo scalone della regina a Versailles. L’estremo classicismo di questo dipinto e la tipologia delle figurette potrebbe far presupporre una realizzazione durante il periodo francese, prima del trasferimento a Genova, a partire dal 1688, dove Codazzi lavorò al fianco di pittori quali Gregorio de Ferrari e i Piola.