SCULTORE FIORENTINO, su disegno di Matteo di Dionigi Nigetti
Firenze, prima metà del XVII secolo
Coppia di stemmi della famiglia Falconieri
marmo dorato e argentato con inserti in tartaruga, cm 100x50x10
Questa importante coppia di stemmi in marmo bianco, di eccezionale qualità, raffigura, specularmente, l’arme dei Falconieri: “Di rosso, ad una scala di tre gradini scaccati d’argento e d’azzurro”.
Originaria di Fiesole, la famiglia Falconieri si era distinta a Firenze, ove risiedette dagli inizi del Duecento, per l’acceso impegno politico culminante nella partecipazione di alcuni suoi esponenti fra le file dei guelfi nella battaglia di Montaperti.
La pregevolezza delle due lastre non deriva solo dalla fine lavorazione a rilievo del marmo, ma anche dalla sorprendente conservazione delle applicazioni in oro, argento e inserti di tartaruga.
Le dimensioni, il formato rettangolare e la disposizione speculare degli elmi suggeriscono che queste armi marmoree facessero parte della decorazione di un altare, delimitato lateralmente da insegne gentilizie. Lo stile degli ornati, il trattamento di volute e nastri, e la ricercata preziosità complessiva rimandano all’ambiente artistico fiorentino dei primi del Seicento. A quel tempo, l’arte fiorentina era fortemente influenzata dal cantiere mediceo per la Cappella dei Principi nella basilica di San Lorenzo. Queste considerazioni portano a ricollegare le due armi all’altare distrutto della cappella Falconieri, dedicato all’Immacolata Concezione, nel transetto destro della Santissima Annunziata. L’altare fu smantellato durante la ristrutturazione del vano tra il 1760 e il 1767, in seguito alla canonizzazione di Santa Giuliana Falconieri nel 1737.
La fonte più autorevole per l’attribuzione di queste armi Falconieri è un disegno a penna, proveniente dal convento della Santissima Annunziata. Dal 1610, l’architetto del convento era Matteo di Dionigi Nigetti (Firenze 1570-1649). Siamo convinti che proprio a Nigetti vada ricondotto il disegno delle armi in esame. Le foglie stilizzate in corrispondenza degli elmi sembrano anticipare le esuberanti cascate di acanto, di gusto pienamente barocco, che affiancano le armi della famiglia Colloredo nell’omonima cappella all’Annunziata, scolpite da Francesco Mochi tra il 1647 e il 1648 su disegno dello stesso Nigetti.
Infine, merita attenzione la raffinatissima tecnica decorativa “alla maniera olandese”, utilizzata nelle due armi Falconieri per rendere lo scaccato della scala. L’impiego di riquadri in tartaruga su quadratini in azzurro e argento è sorprendente per un’opera così antica, dato che questa tecnica si diffuse a Firenze solo nella seconda metà del Seicento, dopo il viaggio in Olanda del futuro Cosimo III de’ Medici. Tuttavia, va ricordato che la chiesa della Santissima Annunziata, fin dal Cinquecento, era un punto di incontro cruciale per gli artisti fiorentini (nella cappella dei Pittori, sede dell’Accademia del Disegno) e un luogo privilegiato di transito per gli artisti nordici. È quindi plausibile che Nigetti, incuriosito dalla novità di questa tecnica e incline alla sperimentazione, si sia rivolto a uno specialista olandese per caratterizzare con maggiore efficacia le armi Falconieri.