BERNARDINO PINTURICCHIO, scuola di
Perugia 1452 c.-Siena 1513
Incontro dei re Magi
tempera grassa su tela, cm 265×158
Questa vasta tela riproduce, entro una cornice architettonica classicheggiante, un episodio del lungo viaggio che condurrà i tre Re a raggiungere Gesù appena nato per offrirgli i loro preziosi doni: “Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono” (Matteo, 2,1-12).
L’esaustivo studio di Expertise, Periti d’Arte Associati, che accompagna l’opera, sottolinea come l’inconsueta rappresentazione, che si riferisce “all’incontro dei tre Re e alla preparazione del corteo per recarsi a rendere omaggio al Salvatore”, narri un evento non descritto nei Vangeli canonici, e che “quindi le fonti iconografiche [siano] da ricercare sui testi apocrifi e nel Vangelo armeno dell’Infanzia”. Il gusto fiabesco, i fastosi costumi orientaleggianti, l’affollamento dei personaggi con criteri ancora medievali di scansione spaziale, ricordano le ben note raffigurazioni di questo soggetto, a partire dalla celebre Cappella dei Magi, affrescata da Benozzo Gozzoli nel fiorentino Palazzo Medici intorno alla metà del quindicesimo secolo.
Come rilevato dai periti di Expertise, tuttavia, la fonte alla quale fa riferimento questa figurazione sono senza dubbio gli affreschi di Pinturicchio e della sua cerchia alla Libreria Piccolomini di Siena, celebranti le gesta di Pio II, realizzati nel primo lustro del nuovo secolo. In particolare la cornice architettonica, nella decorazione a grottesca dei pilastrini e nei capitelli, sembrano costituire, come rilevato dagli studiosi, una citazione del testo figurativo senese. Tuttavia, particolare degno di nota, la prospettiva con cui è rappresentato l’arcone non è centrale, come nell’affresco di riferimento, ma tiene conto di una visione laterale. Un dettaglio che ci rivela la sua appartenenza, in origine, ad un ciclo di tele, evidentemente dedicate al viaggio dei Magi, e che con grande probabilità culminava, al centro di un vasto salone, in una Adorazione del Bambino.
L’intrigante questione dell’individuazione dell’autore, partendo dall’impresa del grande maestro umbro, è tuttora aperta. Al carattere centro italiano dell’opera sembrano unirsi, nel castello in alto delineato da una nitida luce adamantina, reminiscenze settentrionali, oscillanti tra Mantegna e Bellini, il tutto reso con spiccati modi corsivi e talvolta quasi popolareschi che paiono tradire anche una componente fiamminga.
Pubblicazioni:
“Oltre. In viaggio con cercatori, fuggitivi, pellegrini”, catalogo di mostra a cura di don Alessio Geretti, Casa delle Esposizioni di Illegio, Allemandi, Torino, 2016, p.155.