GIULIO CARPIONI
Venezia, 1613 circa-Vicenza, 1678
Rinaldo nella foresta incantata
olio su tela, cm 70×94
L’inconsueto soggetto raffigurato in questa tela è desunto da un episodio della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso (canto XVIII): Rinaldo, tra i condottieri cristiani protagonisti del poema, giunge in una foresta incantata “dove cotanti son fantasmi ingannevoli e bugiardi”. Improvvisamente, “quercia gli appar che per se stessa incisa//apre feconda il cavo ventre e figlia […] e vede insieme poi cento altre piante // cento ninfe produr dal sen pregnante”. Le ingannevoli belle fanciulle “nude le braccia e l’abito succinte // con bei coturni e con disciolte treccie”, danzano e suonano intorno all’eroe, quando ad un tratto appare la maga Armida che, nelle sembianze di una splendida giovane, cerca di sedurlo. Ma Rinaldo non cade nell’incantesimo, “alza il ferro, e ’l suo pregar non cura”, combattendo la strega ammaliatrice e le sue ancelle, tramutate in mostri.
Il presente dipinto ci è giunto con una attribuzione a Giulio Carpioni proposta da Federica Spadotto. La studiosa ha ricondotto l’opera, “preziosa testimonianza della pressoché sconosciuta fase aurorale dell’avventura artistica di Giulio”, al periodo giovanile, intorno al 1630, dell’artista veneto, uno dei protagonisti della scena lagunare nel Seicento, rilevandone “lo squisito impasto cromatico e gli apprezzabili passaggi chiaroscurali”. A supporto del proprio parere, la Spadotto ha segnalato per confronto i più tardi affreschi dello “stanzino del Carpioni” di Villa Caldogno, Vicenza.