BARTOLOMEO BETTERA
Bergamo, 1639 – notizie fino al 1699
Natura morta con strumenti musicali
olio su tela, cm 162×244
La tela che presentiamo, come sottolineato da Lanfranco Ravelli nello studio ad essa dedicata, è un prezioso documento inedito della fase matura di Bartolomeo Bettera, il più grande specialista nella realizzazione di composizioni di nature morte con strumenti musicali dopo il conterraneo Evaristo Baschenis (1617-1677). Quest’ultimo fu sicuramente ben studiato dal nostro autore, che più volte dimostra la conoscenza e la dipendenza dal caposcuola bergamasco, tuttavia, come sottolineato tempo fa da Alberto Cottino, il Bettera “è stato artista vero, dotato di un proprio linguaggio figurativo” che dimostra una cultura “che appare più moderna ed eclettica rispetto a quella più tradizionale e lombarda” del Baschenis.
Raffigurato sulla tela dal maestro bergamasco è un campionario straordinario di strumenti a corda, uno stipo, un cembalo e spartiti musicali, incorniciati da un sontuoso tendaggio. Impressiona la quantità di oggetti descritti, accatastati e in precario equilibrio, che secondo Ravelli rappresentano “la metafora inquietante della vanitas, dell’inevitabile dissolversi delle seduzioni terrene nel nulla”, concetto senz’altro rafforzato dalla presenza di due candele accese e di una lucerna, presenza non comune nelle opere del lombardo.
Straordinaria per le inconsuete misure, invero monumentali, la tela deve essere stata dipinta, puntualizza lo studioso, nella fase finale della vita dell’artista, del quale purtroppo ben pochi sono i dati biografici disponibili, dopo l’incontro con la pittura romana, incontro che spinse il Bettera ad un “fare grande” del quale quest’opera “costituisce una summa”.
Pubblicazioni:
“Due aggiunte al catalogo di Bartolomeo Bettera” in “La rivista di Bergamo”, a cura di Lanfranco Ravelli, Grafica e Arte Editore, Bergamo, 2016, n. 88, pp. 64-67.