HANS SPECKAERT
Bruxelles 1540-Roma 1577?
Giudizio di Paride
olio su tela, cm 129×199
Raffigurata in quest’opera di grande dimensioni la fatidica scelta della più bella tra le avvenenti dee dell’Olimpo, affidata al giovane Paride. Introdotto da Ermes davanti al volenteroso giudice, ignaro dei guai che deriveranno dalla sua decisione, il terzetto composto da Atena, che vediamo sulla sinistra con accanto lo scudo decorato dalla testa di Medusa e l’elmo d’ordinanza, da Afrodite, che riceve la mela e una corona d’alloro da un paffuto amorino, e infine da Era, moglie di Zeus, con accanto il pavone che spesso l’accompagna nelle raffigurazioni.
L’importanza dell’opera è testimoniata dall’esistenza di un interessante disegno preparatorio lievemente variato, e dall’arme Odescalchi, celebre casata originaria di Como ma radicata a Roma, che compare sulla cintola di Atena. Un particolare quest’ultimo che ci informa di una probabile provenienza romana della tela, commissionata da quella famiglia che darà i natali al pontefice Innocenzo XI (1676-1689).
L’autrice dello studio sul dipinto, Francesca Cappelletti, ha proposto per quest’opera il nome di Hans Speckaert, fiammingo che con centinaia di conterranei affollava la Roma di fine Cinquecento. Pur rilevando la “difficoltà del contesto critico”, caratterizzato da un “dibattito attributivo ricco di proposte e di incertezze”, la studiosa ha messo in rapporto questa tela con la produzione tarda del fiammingo a Roma, ipotizzando una datazione forse anche posteriore, per la marcata vicinanza ai modelli italiani, alla supposta data di morte dell’artista convenzionalmente stabilita al 1577 sulla scia dell’interpretazione di un asserto del Vasari del nord, Karel van Mander.