LOMBARDIA, FINE DEL XVI SECOLO
Venere e Amore
legno scolpito, argentato e parzialmente dorato, cm 140 h
La Venere, il corpo sinuoso solo in parte pudicamente celato da un esuberante panneggio, sembra riecheggiare una delle creazioni più affascinanti del Giambologna, la bronzea rappresentazione della stessa dea (1570-72) originariamente posta come coronamento sopra la fontana detta “Fiorenza” della villa medicea della Petraia. La grazia manieristica dell’artista fiammingo attivo nella capitale del Granducato rivive in quest’opera, verosimilmente realizzata in Lombardia nei decenni immediatamente successivi. La provenienza geografica da quella regione si desume dal fatto che la Venere, verso la quale si protende Amore riconoscibile per la faretra al fianco, poggi il piede, anziché su un vaso come nella scultura fiorentina, sopra uno scudo a cartocci al cui interno è riconoscibile l’arme inquartata Pallavicino Visconti, che così si legge: nel 1° e nel 4° a cinque punti d’oro, equipollenti a quattro di rosso (alias d’azzurro) (Pallavicino), nel 2° e nel 3° d’argento alla biscia di azzurro ondeggiante in palo, coronata d’oro, ingolante per la metà un putto di carnagione posto in fascia e con le braccia distese (Visconti). La partizione dorata è segnata in cuore da una casella di scacchiera di rosso.