JACQUES HUPIN
Documentato a Roma, 1649 – Francia, 1680
Natura morta con cagnolino
olio su tela, cm 97×71
La composizione di questo dipinto appartiene con evidenza al particolare filone della natura morta che ebbe il suo maggiore protagonista in Francesco Noletti detto il Maltese, autore di fastose realizzazioni caratterizzate da una particolare profusione di ricche suppellettili presentate tra opulenti tappeti e tendaggi. A questa formula di notevole successo nella Roma della metà del Seicento, talvolta impreziosita dalla presenza di simpatici cagnolini alla moda un po’ viziati, come nel nostro esemplare, si ispirarono una schiera di seguaci dai caratteri stilistici piuttosto vicini tra loro, tra i quali ricordiamo il pugliese Carlo Manieri, il laziale Gian Domenico Valentini, il romano Antonio Tibaldi e il francese Jacques Hupin.
Proprio a questo artista, documentato nell’Urbe nel 1649, è stato riferita da Alessandro Nesi, autore di uno studio sul dipinto, l’esecuzione della tela in esame, nella quale lo studioso nota la stessa “tendenza ad accentuare la tridimensionalità degli oggetti metallici con colpi di colore rossastro che suggeriscono idealmente il riflesso dei drappi e dei tendaggi” dando all’opera una “tonalità particolarmente calda”. Secondo Nesi questa caratteristica, insieme ad altre particolarità segnalate dallo studioso, permette di ricondurre il dipinto al pittore transalpino anziché agli altri colleghi citati, “che usano in prevalenza tonalità più fredde”.
Da notare di questa tela anche la notevole consistenza materica della pittura, specie nelle parti in luce, che dona all’opera delle qualità che definiremmo ‘tattili’.