PITTORE FIAMMINGO DELLA SECONDA METÁ DEL XVII SECOLO
Natura morta
olio su tela, cm 51×51
La natura morta si impose e sviluppò come genere autonomo tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento in tutti i paesi allora sottoposti all’influenza politica e culturale della Corona di Spagna (tra i quali Lombardia, Paesi Bassi meridionali e Fiandre).
I motivi che contribuirono alla nascita e sviluppo del nuovo genere furono molteplici ma di certo giocarono un ruolo fondamentale il mutato clima religioso e politico, le scoperte geografiche e astronomiche che, dilatando in confini del mondo fino ad allora conosciuto, fecero perdere terreno all’imperante e secolare visione antropocentrica.
Tra gli oggetti ritratti e l’uomo, sia esso l’artista o l’osservatore, si instaura un particolare rapporto per cui i primi, nella loro silenziosa immobilità, diventano depositari dell’interiorità, dell’inquietudine e spiritualità umane.
L’uomo pur non essendo rappresentato nel quadro viene però evocato dall’oggetto muto in tutta la sua fragile, caduca e corruttibile esistenza. Ecco allora svelati i significati simbolici delle candele spente, dei fili di fumo e delle bolle di sapone, degli strumenti musicali abbandonati, polverosi o dalle corde spezzate, degli insetti, dei fiori al culmine della fioritura o appassiti e dei frutti maturi o bacati, dei bicchieri mezzi vuoti e dei piatti con avanzi di cibo, solo per fare alcuni esempi.
La nostra piccola natura morta, attribuita a un anonimo pittore fiammingo, può essere ascritta a un contesto simile.
I valori cromatici della tela sono tenuti bassi, sui toni del bruno e del verdognolo, per dare maggior rilievo al senso di malinconia e caducità che la composizione vuol sottolineare. Il bicchiere riempito a metà rimanda, come detto, all’inesorabile trascorrere del tempo mentre il vetro di cui è composto è simbolo della fragilità dell’esistenza umana, così come la leggera farfalla appena accennata.