ARTISTA NAPOLETANO del XVIII secolo
Mosè e il serpente di bronzo
olio su tela, cm 138,5×117,5
Soggetto di questo dipinto è l’episodio biblico nel quale gli israeliti, perseguitati da serpenti velenosi per essersi rivoltati contro i comandamenti divini, sono infine salvati dalla pietà del Signore: “l’Eterno quindi disse a Mosè: ‘fa un serpente ardente e mettilo sopra un’asta; e avverrà che chiunque sarà morso e lo guarderà, vivrà’. [Il patriarca] fece allora un serpente di bronzo e lo mise sopra un’asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, viveva” (Numeri 21, 4-9). Sulla tela sono infatti raffigurati alcuni israeliti moribondi e Mosè che indica al popolo il serpente di bronzo issato su un’asta, verso il quale alcuni infelici già si volgono per essere salvati.
Questa composizione si ispira con notevoli varianti ad un celebre affresco di Corrado Giaquinto, commissionato insieme ad altri episodi biblici al grande maestro napoletano nel 1744 per alcuni soffitti di Santa Croce di Gerusalemme a Roma. La splendida opera, della quale sopravvive il bozzetto alla National Gallery di Londra, ha, senza ombra di dubbio, ispirato la mano dell’anonimo artista, forse napoletano, che ha eseguito il dipinto che presentiamo. Alcune figure e gruppi di personaggi ripetono difatti piuttosto da vicino l’ideazione del Giaquinto, come il Mosè o il moribondo in primo piano. Notevoli sono però le variazioni apportate rispetto sia al bozzetto sia anche in misura maggiore all’affresco, con una maggiore distensione compositiva che segnala una realizzazione già in epoca di classicismo, inoltrata nella seconda metà del Settecento.