LUCA GIORDANO, ATTRIBUITO A

Napoli, 1634 – 1705

L’incontro di Venere e Adone

olio su tela, cm 152×207

Il dipinto di grandi dimensioni che qui presentiamo, attribuito a Luca Giordano, raffigura l’incontro mitologico tra Adone e Venere. Le figure centrali, immerse in un paesaggio naturale, dominano la scena: Venere, seminuda e avvolta in un drappo azzurro, è accarezzata delicatamente al piede da Adone, inginocchiato accanto a lei. Dettagli simbolici come un cane, simbolo di fedeltà e caccia, e un amorino alato che osserva dalla penombra, arricchiscono la scena. Il paesaggio sereno e idilliaco, con alberi e colline, è tipico delle rappresentazioni barocche, con luce soffusa e colori caldi che conferiscono intimità e dolcezza.

L’opera può essere attribuita a Luca Giordano, celebre pittore del XVII secolo, figura di spicco in Italia e in Europa. Questo dipinto riflette l’influenza artistica che la pittura di Tintoretto ebbe sul nostro artista durante il suo soggiorno a Venezia. 

Il soggetto del dipinto è di notevole interesse. Inizialmente identificato come “Diana e Atteone”, un’analisi più approfondita ha rivelato che rappresenta l’incontro tra Venere e Adone descritto nel Canto III dell’ “Adone” dello scrittore barocco Giambattista Marino. In questo poema, Venere, travestita da Diana, si ferisce un piede con una rosa, trasformando le rose bianche in rosa e rosse; trova Adone addormentato, e quando lui si sveglia, le fascia la ferita con un panno. Cupido, che sembra allontanarsi nell’angolo in alto a sinistra del dipinto, riappare mentre Adone prende il piede ferito di Venere tra le mani. 

Nel XVII secolo, non sono noti altri dipinti italiani ispirati all’ “Adone” di Marino, eccetto un fregio di Filippo Zaniberti (Brescia, 1585 – 1636), ormai perduto, che decorava la Camera Loredan a San Stefano, Venezia. È probabile che la fama di quel lavoro abbia influenzato la scelta del soggetto di questo dipinto e che la nostra opera fosse uno dei dipinti di Giordano e la sua cerchia, registrati negli inventari dei palazzi veneziani dell’epoca.