FRANCESCO MONTI, DETTO IL BRESCIANINO DELLE BATTAGLIE

Brescia, 1646 – Piacenza, 1703

Coppia di scontri tra cavalieri

olio su tela, cm 53×81

La coppia di battaglie qui proposta rappresenta un esempio tipico della fase matura del pittore Francesco Monti, meglio conosciuto come Brescianino delle Battaglie.

Il suo apprendistato con Pietro Ricchi e i soggiorni in diverse città italiane, risulteranno quanto mai utili per comprendere in maniera organica l’evolversi dello stile del Monti nel tempo, evoluzione stimolata anche dalle relazioni intessute con gli altri pittori incontrati nelle varie località raggiunte (Pieter Mulier, Jacques Courtois, Salvator Rosa).

Nelle nostre tele è ravvisabile una stringente ispirazione al Rosa, piuttosto che un’influenza del Courtois. È infatti di derivazione rosiana la scelta di concentrarsi su aggrovigliate zuffe, piccoli scontri, cavalieri disarcionati o in procinto di esserlo, in cui prevale il corpo a corpo e l’uso di armi bianche e da fuoco. Sempre mutuata dal Rosa è anche la scelta della cromia impostata su toni fortemente accesi, che scandiscono ritmicamente lo svolgersi della scena, sui quali predomina il blu cobalto.

A confronto con le nostre tele, si propone una battaglia (parte di un pendant passato recentemente sul mercato antiquario) in cui appaiono cavalieri e cavalli molto simili, così come simile è la densa stesura pittorica a pennellate larghe e i medesimi azzurri utilizzati nelle fasce delle figure. Un ulteriore riscontro, pertinente alla tecnica pittorica, è rintracciabile in una coppia di serrande dipinte a monocromo dal Brescianino per l’appartamento stuccato di Palazzo Farnese a Parma e in una “Scena di battaglia” delle collezioni del Senato della Repubblica. In quest’ultima prevale, come nelle nostre opere, una stesura a macchia, un’immediatezza descrittiva volta a cogliere l’insieme e il fervore della scena piuttosto che indugiare sul dettaglio o dar risalto a un personaggio in particolare. Infine, il ripetersi delle medesime posizioni in alcuni dei cavalieri disarcionati e morenti si pone come un ulteriore elemento di confronto che porta ad attribuire la coppia di tele al pittore bresciano.