DOMENICO ROBERTI e SEBASTIANO RICCI
Novara, 1661 – Milano, 1742 e Belluno, 1659 – Venezia, 1734
Capriccio architettonico con busto
olio su tela, cm 44,5×58,5
Queste due tele rappresentano capricci di rovine romane con personaggi, tipici della pittura di questo genere. È certamente un pendant come si vede dalle comuni quinte prospettiche. Dario Succi, che ha curato lo studio critico su queste pitture, ha proposto convincentemente l’attribuzione a Clemente Spera per la parte architettonica e a Sebastiano Ricci per quanto riguarda le figure.
Sebastiano è noto per essere stato il grande iniziatore del rinnovamento della pittura veneta del Settecento ed uno dei massimi esponenti della pittura rococò in Europa. Egli si impone per lo stile innovativo maturato durante continui spostamenti e fu infatti richiestissimo dal patriziato veneziano. Affrescò i palazzi di tutte le famiglie più importanti e fu a servizio anche degli Asburgo, dei Marucelli e dei Pitti a Firenze e infine anche a Londra per la corona inglese. Clemente Spera è famoso per il sodalizio lungo e fruttuoso con Alessandro Magnasco, con cui collaborò molte volte. Più sporadici sono i lavori con Sebastiano Ricci, ma pur sempre documentati.
Queste due tele sono senza dubbio uno dei passaggi più riusciti di questa unione e si configura, infatti, un affiatamento perfetto tra i due specialisti. Questa coppia di capricci, per la qualità e la realizzazione scenica, si colloca nella fase più felice sia per Clemente sia per Sebastiano, all’inizio del XVIII secolo, attorno al 1706.