PANDOLFO RESCHI
Danzica, 1640 – Firenze, 1696
Battaglia di Gavinana
olio su tela, cm 159×350
Monogramma dell’artista P[andolfo] F[ecit]
Raffigurato in questa battaglia di dimensioni monumentali, come ricostruito da Giancarlo Sestieri, autore di un esaustivo studio dell’opera, è il drammatico scontro presso Gavinana che nel 1530 decise le sorti dell’assedio di Firenze a favore della armate di Carlo V e della restaurazione dei Medici al governo della città. Il borgo fortificato che dà il nome alla battaglia, situato nelle vicinanze di Pistoia, vide lo scontro tra la cavalleria della repubblica fiorentina guidata da Francesco Ferrucci, che tentava disperatamente di rompere l’accerchiamento nel quale era caduta la Città del Giglio, e quella imperiale, superiore di numero, capeggiata da Filiberto di Chalons, principe d’Orange. Sotto il comando del francese militavano tra gli altri Fabrizio Maramaldo, divenuto celebre per la vile uccisione a freddo – “Maramaldo, tu uccidi un uomo morto” – del Ferrucci ferito, avvenuta proprio a Gavinana, e Alessandro Vitelli. Quest’ultimo è da riconoscersi, grazie alla bardatura del destriero con i colori della famiglia di Città di Castello – l’arme Vitelli è bene in mostra anche su una vicina bandiera – nel condottiero al centro del dipinto, evidenziato con sapienza da uno squarcio libero dalle nubi di polvere alzate nel furioso combattimento, che strappa di mano un vessillo con lo stemma dei Colonna ad un avversario.
Sestieri ha riconosciuto con sicurezza l’autore di questo dipinto, “commissionato con ogni probabilità da un erede della famiglia fiorentina dei Vitelli”, nel seguace del Borgognone attivo nella capitale del Granducato per i Medici e altri grandi famiglie cittadine, il polacco italianizzato Pandolfo Reschi. L’attribuzione, peraltro palese, trova conferma nel monogramma sul dorso del cavallo da sciogliersi secondo lo studioso in “Pandolfo Fecit”.
Tra le opere che lo studioso ricorda per confronto, sono sicuramente da menzionare la coppia di grandi battaglie – una di esse monogrammata “P” – eseguite dal Reschi per Bartolomeo Corsini all’inizio del settimo decennio, anch’esse di notevoli dimensioni (circa cm. 200×290) sebbene non altrettanto monumentali di questa, che per misure risulta “la maggiore in assoluto del suo intero catalogo”.