CROCE ASTILE
argento inciso e cesellato, bronzo dorato, base moderna in marmo nero del Belgio
L’arredo liturgico in esame è costituito da una croce astile d’argento innestata su un elemento di bronzo tornito, dominato da un ampio nodo dorato a globo. Quest’ultimo è impreziosito da una ricca decorazione completata da due testine di cherubini in fusione d’argento applicate ai lati. Le teste angeliche, in fusione di bronzo dorato, si ripresentano alle estremità dei bracci della croce entro riserve definite da volute ornate nel perimetro da tre gigli in bronzo dorato. Questo elemento ritorna all’incrocio dei bracci della croce.
Il Cristo in fusione d’argento, finemente lavorato, è riconducibile ad un modello di stile giambolognesco facente capo al Cristo morto del Palazzo Apostolico di Loreto, attribuito prevalentemente a Guglielmo della Porta. Lo scultore, formatosi a Genova e attivo a Roma, fu “a capo […] di una bottega specializzata anche nella realizzazione di Crocifissi in bronzo e argento, attiva nei più importanti cantieri della Roma papale e al servizio […] delle maggiori dinastie europee” (D. Lucidi, Giambologna e Torino. Tre crocifissi bronzei dal Real Castello di Racconigi […], in corso di pubblicazione).
Sul braccio verticale della croce è inciso il bollo coronato “NAP”, che permette di ricondurre l’opera ad una manifattura napoletana con una datazione alla prima metà del XVII secolo. Questo contrassegno, “che dal principio del Seicento dura fin oltre la metà del secolo”, ha in questo caso la particolarità, non segnalata nello studio dei Catello, di essere mancante del consueto punto al di sopra della “A” centrale.
Un reliquiario realizzato dall’argentiere Costanzo Pisa nel 1603, probabile realizzatore anche del nostro manufatto, presenta un analogo repertorio decorativo, caratterizzato come nella croce in esame da assai similari teste di cherubini tra volute e gigli.
Napoli, prima metà del XVII secolo
cm 104 altezza, cm 119 con base