FRANCESCO ALBANI, bottega di

FRANCESCO ALBANI, bottega di

FRANCESCO ALBANI, bottega di

Bologna, 1578 – 1660

Venere nella fucina di Vulcano

olio su tela, cm 146 diametro

Questa coppia di tondi di considerevoli dimensioni riproducono, verosimilmente ad opera della bottega dell’artista, due composizioni tratte dal ciclo delle Stagioni eseguito da Francesco Albani tra il 1617 e il 1622 per la splendida villa romana del cardinale Scipione Borghese.

L’artista emiliano, allievo del Calvaert prima di passare nell’accademia dei Carracci, seguì Annibale a Roma, dove soggiornò con brevi interruzioni tra il 1601 il 1625, data dopo la quale tornò definitivamente in patria. Rappresentante tra i maggiori del classicismo emiliano, Albani fu con Domenichino e Guido Reni tra i pittori più ricercati del suo tempo, autore di favole mitologiche, paesaggi, e opere di carattere religioso.

Il primo dei tondi in esame, Venere nella fucina di Vulcano, ritrae la dea della Bellezza accanto al marito, mentre, osservati dall’alto da Diana, una miriade di putti alati sono raffigurati intenti a preparare le proprie frecce. Questo dipinto è ispirato, come gli altri della serie, dalle Immagini di Filostrato di Lemno, detto il Vecchio (I, 6), opera letteraria che descrive varie pitture un tempo nel portico di una villa antica nei pressi di Napoli, tra le quali anche giochi di amorini nelle diverse stagioni. La tela appena descritta rappresenta l’Estate, mentre l’altro dipinto, Le Ninfe di Diana disarmano i cupidi dormienti, è invece immagine allegorica dell’intorpidimento dei sensi durante l’Inverno.

Leggermente inferiori di misure rispetto alle tele della Galleria Borghese (diametro 154 cm.), questi dipinti furono tra le varie redazioni posteriori delle fortunate composizioni di Albani, delle quali sappiamo che già gli stessi Borghese, a metà del Seicento, fecero eseguire delle copie in occasione del trasferimento degli originali dalla villa a Palazzo Borghese.