GIOVANNI ANGELO MONTORSOLI
Firenze 1507-1563
Tritone che cavalca un ippocampo
bassorilievo in marmo, diametro cm 70
Questo bizzarro tondo, riconducibile al mondo fantastico e visionario del manierismo ormai maturo, raffigura un nerboruto Tritone, “araldo del mare”, mentre soffia con impeto in una conchiglia spiraliforme. Il semidio cavalca un Ippocampo, ibrida creatura marina dai caratteri mostruosi ma al contempo raffigurata come un animale docile e devoto.
Giancarlo Gentilini ha ricondotto la scultura a Giovanni Angelo Montorsoli, un valente scultore che collaborò con Michelangelo alla realizzazione della Sagrestia Nuova di San Lorenzo, per poi esportare lo stile del grande maestro nelle città di Genova (1539-1547) e Messina (1547-57). Nella città siciliana l’artista, noto anche per aver riparato il gruppo ellenistico del Laooconte completandolo del braccio mancante (1532), eseguì alcune delle sue opere più celebri, la Fontana di Orione e la successiva Fontana di Nettuno, realizzazione quest’ultima in anticipo sulle creazioni dedicate da Giambologna e Ammannati al medesimo tema a Bologna e Firenze.
L’universo figurativo del Montorsoli, osserva lo studioso, è non di rado popolato, come il nostro tondo, da “creature mitologiche, fantastiche e mostruose, con pose sperticate, volti aggrottati e fauci spalancate, corpi possenti e atletici, avvolti da spirali serpentine”. Gentilini ricorda ad esempio le mostruose figure di Scilla e Cariddi del monumento messinese dedicato al dio del mare e i fauni del rilievo raffigurante l’Arcadia nella tomba del Sannazzaro in Santa Maria del Parto a Napoli, così come una formella della Fontana di Orione a Messina, realizzata tra il 1547 e il 1551. Quest’ultima in particolare “testimonia un’identica sigla compositiva, qualificata da un corpo in torsione dal quale si dipananano muscolose spire con terminazioni pinnate, sollevate verso l’alto ad incorniciare la figura”, costituendo un valido appiglio per una datazione dell’opera intorno alla metà del secolo.