GIULIO CESARE PROCACCINI
Bologna 1574-Milano 1625
Putti musici
olio su tela, cm 127×103
Il recente restauro di questo importante dipinto già presentato da noi alcuni anni fa, oltre a ridare l’originaria freschezza al colore precedentemente offuscato da ridipinture, ha restituito alla vista un terzo personaggio inspiegabilmente occultato. Si tratta del volto di putto in forte scorcio che appare sulla sinistra, alle spalle del fanciullo che suona il violoncello.
Queste novità hanno permesso a Mina Gregori di confermare l’attribuzione precedentemente fatta da Ferdinando Arisi al pittore di origine emiliana, ma milanese di adozione, Giulio Cesare Procaccini, attribuzione che avevamo riferito con un certo margine di dubbio in considerazione degli appesantimenti subiti negli interventi precedenti e dell’importanza del nome proposto. L’opinione di Arisi, che aveva sostenuto il riferimento “per l’intenso cromatismo” ma anche per “i panneggi, percorsi da luci che indicano analogie con opere del Procaccini non molto avanti nel tempo”, è stata adesso riproposta, in seguito al restauro, dalla Gregori. La studiosa ritrova infatti, analizzando il dipinto, le “caratteristiche esecutive” dell’artista nei “piccoli ma significativi brani di panneggi” e “ancora nella disposizione dei corpicini”, nei “tocchi chiari della capigliatura del putto a sinistra nella coppia centrale”, nel “rosato intenso delle ginocchia” e, infine, proprio nel “profilo caldo del putto che s affaccia con una caratteristica movenza all’estrema sinistra”, ossia nel volto di fanciullo che la pulitura ha nuovamente reso visibile. Tra le opere del maestro lombardo che possiamo citare per confronto segnaliamo il Susanna e i vecchioni della Christ Church di Oxford (M. Rosci, Giulio Cesare Procaccini, Soncino, 1993, n. 34, p. 126), che presenta confrontabili movenze e similari risultati nei panneggi e nelle lumeggiature dei capelli.